C'è qualcosa di tipicamente nordico in "FÁR", presentato a Cannes 2023. Pragmatico e lunare, il film riesce a esprimere in pochi minuti questioni eticamente molto complesse.
20 Dicembre 2023
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In uno degli episodi che compongono il film vincitore della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2014, Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza di Roy Andersson, un uomo viene colto da un infarto al buffet di una nave da crociera. Ha già pagato però per un sandwich con i gamberetti e una birra grande. Che si fa? Sarebbe un peccato buttare via tutto. Un uomo si fa avanti, impacciato: la birra la vorrebbe lui.
Dopo la morte, anche pochi minuti dopo, c’è la vita che riprende goffa, cinica, indifferente e un po’ ridicola.
In questo bozzetto c’è qualcosa di tipicamente nordico: come neve, l’angoscia e il dolore si sciolgono, lasciando spazio a un pragmatismo un po’ lunare, a un grottesco lucido e ordinato.
Nel cortometraggio FÁR di Gunnur Martinsdóttir Schlüter, candidato alla Palma d’Oro 2023, una donna (interpretata dalla stessa regista) è distratta e annoiata durante una riunione di lavoro.
Siamo in un bar e nei tavoli accanto le persone parlano dei loro piccoli problemi, delle loro preoccupazioni, pensano al weekend, alle cose da sbrigare.
Insomma: vivono. Poi, d’improvviso, qualcosa accade e quella donna, risvegliata dal suo torpore, dovrà prendere una scelta difficile da un punto di vista etico.
FÁR è un corto brevissimo ma molto denso. In pochi minuti riesce ad affrontare, con amara leggerezza, una questione su cui filosofia, bioetica, morale, giurisprudenza continuano a interrogarsi e a dibattere: la dignità nella morte.
Se per Giovanni Raboni “in poche cose c’è meno dignità che nella morte”, far sì che la morte sia almeno un poco più dignitosa e civile, quando possibile, è un obiettivo a cui forse, aspirare.
Gunnur Martinsdóttir Schlüter
Gunnur Martinsdóttir Schlüter è un’attrice e regista tedesca-islandese. Il suo ultimo film, presentato a Cannes, è Fàr (2023).
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